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Immuni è la nuova applicazione, disponibile probabilmente da maggio per tutti i sistemi operativi, che permetterà di rintracciare le persone affette da covid-19, verosimilmente con la piena collaborazione della popolazione, che ai primi sintomi dovrebbe auto segnalarsi. Ciò permetterebbe la localizzazione delle persone affette dal virus e di chi è stato in contatto con loro. Per maggiori informazioni sul funzionamento, https://www.agi.it/economia/news/2020-05-04/contact-tracing-immuni-apple-google-8516535/

Da cosa ci rende immuni “Immuni”?: approfonfiamo l’argomento

Questa soluzione sembra essere molto pragmatica e funzionale, eppure non ha riscontrato molto il favore del pubblico, nonostante sia stata presentata come un’ applicazione del cellulare, quindi una modalità ben conosciuta dai più. Ciò che probabilmente è dissonante alle orecchie della popolazione è la totale tracciabilità della posizione di chi scarica l’app. Nonostante non sia un mistero che i dati riguardo la localizzazione o le ricerche sul web siano usate dalle multinazionali per offrire una pubblicità ad hoc, l’idea di essere letteralmente spiati non va giù alla popolazione. Come se questo virus ci avesse obbligati non solo a stare in casa, a distanziarci ed a temerci, ma anche a dover accettare un Grande Fratello che, senza molti fronzoli, continua a limitarci o comunque, a centellinare le nostre libertà. La sensazione più condivisa è sicuramente quella di volersi buttare tutto alle spalle e questa applicazione certo non lo rende semplice. È lì, sul nostro display e di conseguenza nelle nostre vite, a ricordarci continuamente che non è finita, che non siamo tornati alla normalità.

Tuttavia, è proprio il pensiero della “normalità” ad essere fuorviante. Come si può pensare di essere gli stessi di tre mesi fa? Un evento straordinario ha mutato parte dei pensieri, delle azioni e delle emozioni quotidiane e sarà così per un bel po’. Ciò che ci si prospetta davanti non è l’anormalità ma una nuova normalità, qualcosa di diverso ma che possiamo gradualmente sentire nostro. Sentirsi costantemente monitorati negli spostamenti è una nuova normalità? È sicuramente la prima volta nella storia che si rende realmente possibile un tale monitoraggio,fino ad ora descritto solo nei racconti distopici. È un cambiamento epocale, ma che ripropone sempre una vecchia scelta: controllo/sicurezza da un lato e libertà/azzardo dall’altro. È dall’alba dei tempi che l’uomo si trova a scegliere tra la comfort zone e l’azzardo, tra gli schemi e l’astratto; anche se in realtà, non è così netta la scelta solitamente: tutti barattiamo un po’ d’indipendenza per la sicurezza e viceversa, ognuno con il suo equilibrio (che diciamolo, a volte proprio equilibrio non è e va un po’ stretto) che ora può pendere da un lato, ora dall’altro.  

Fatto sta che Immuni avrà un suo perché solo se sarà istallato tra almeno il 60% ed il 70% della popolazione. Cosa succederà ora che siamo dinanzi alla scelta? Sino ad ora il dictat era rimanere in casa, era semplice sapere cosa fare, ci veniva detto. Ma ora che avremo la libertà di scegliere, sceglieremo la sicurezza o l’emancipazione? È paradossale che questo quesito si ripresenti proprio ora, nell’era dell’informazione istantanea, della tracciabilità assoluta, nell’era in cui proprio la nostra dipendenza dalla tecnologia ci fa sentire liberi, perchè senza protesi elettroniche siamo soli, isolati e svantaggiati, ora che la libertà dipende dalla tecnologia insomma, questa ci ricorda che se veramente vogliamo sentirci liberi, dobbiamo sottostare alle sue regole. Tuttavia, la risposta sociale attuale fa ben sperare. Usare l’intelletto ed il buonsenso ci rende più umani: fallibili per natura ma non dipendenti o almeno, non totalmente. La sopravvivenza della specie è il fine ultimo, la filogenesi nell’ontogenesi, ma non è il più forte o il più intelligente che sopravvive, ma chi si adatta meglio all’ambiente.

Non sarà quindi l’ostinato dissidente, né il totale dipendente dalla tecnologia che riuscirà a vivere in questa situazione (potrebbero al limite, sopravvivere) ma colui che si adatterà meglio alla nuova normalità.

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